Marocco: in carcere falso principe su Facebook


Roma, 22 feb (Velino) - Un ingegnere marocchino di 26 anni, Fouad Mourtada, è sotto processo a Casablanca per aver utilizzato il nome di un membro della famiglia reale per iscriversi al social network Facebook. Il giovane è stato arrestato lo scorso 5 febbraio ed è stato rinchiuso nel carcere della città marocchina. Secondo i giudici Mourtada si è registrato su Facebook con il nome del principe Moulay Rachid, fratello minore del re Mohammed VI. Il processo, inizialmente fissato per il 15 febbraio, è stato rimandato di una settimana. La notizia ha fatto il giro del mondo quando un gruppo di blogger marocchini hanno deciso di sospendere le proprie attività per 24 ore per protestare contro la detenzione di Mourtada e denunciarla in rete.
I familiari, che lo hanno visitato in carcere, riferiscono che il giovane ingegnere elettronico laureato presso il prestigioso politecnico École Mohammedia des Ingénieurs è stato bendato dai secondini ed è stato anche picchiato. Un blog ha pubblicato una lettera di scuse al principe marocchino: “Fouad Mourtada, come migliaia di persone che creano falsi profili di persone famose o celebrità su Facebook, non ha in alcun modo agito con la volontà di arrecare fastidio a Vostra Altezza, per la quale egli ha sempre dimostrato il massimo rispetto”. Basta fare un giro su Facebook per capire quanto sia comune registrarsi con il nome di un’altra persona: negli Stati Uniti ci sono decine di persone registrate con il nome di Goerge W. Bush. Altrettanti per Brad Pitt, Osama Bin Laden, George Washington, Madre Teresa di Calcutta e re Abdullah. Anche in Italia, dove dovrebbe essere un reato impossessarsi dell’identità altrui, possiamo trovare su Facebook decine di Silvio Berlusconi, Walter Veltroni, Joseph Ratzinger, Francesco Totti e tanti altri. Resta un mistero come le autorità marocchine siano risalite a Mourtada. Le ipotesi sono principalmente due: o l’operatore telefonico locale Maroc Telecom, oppure la stessa Facebook, hanno deciso di fornire l’IP del computer dell’ingegnere marocchino. Già lo scorso anno la concorrente Yahoo aveva fornito alle autorità cinesi le “coordinate” per rintracciare un gruppo di dissidenti che sono poi stati arrestati, scatenando le proteste di decine di associazioni dei diritti umani verso la società di IT statunitense.
Ma questo non è il primo precedente per il Marocco. Nel gennaio del 2007 la rivista Nichane fu sequestrata e il suo direttore processato per aver pubblicato una frase ritenuta “offensiva per l’Islam”. Mentre il mese successivo, in febbraio, il direttore del Journal Hebdomadaire, Aboubakr Jamai, "colpevole" di sgradite inchieste sui poteri forti marocchini, è stato costretto a rassegnare le dimissioni per evitare alla testata una multa da oltre 230 mila euro, riconosciuta come la più alta mai comminata nel paese nordafricano a un periodico. A maggio un gruppo di cittadini che stavano manifestando per richiedere alcune riforme costituzionali sono stati arrestati con l’accusa di “minare i sacri valori dello stato”, per poi essere condannati a pene variabili tra i tre e i quattro anni. Uno di questi, Mohammed Boukrine di 72 anni, possiede il non invidiabile record di essere stato arrestato da ogni governo sin da quando il Marocco era colonia francese.
Re Mohammed VI nel 2004 ha istituito la commissione “Equità e riconciliazione”, un'istituzione che ha come compito la documentazione dei presunti crimini commessi negli anni Ottanta da suo padre Mohammed V, conosciuti come “Anni di piombo”. Un segnale riconosciuto da tutti come di cambiamento che avrebbe dovuto aprire ad un periodo di riconciliazione nazionale. Non sembra essere così: secondo alcune organizzazioni per i diritti umani il paese nordafricano è tornato in poco tempo indietro di decine di anni. I giornalisti sono sospesi per ogni minima infrazione delle regole; manifestanti arrestati e condannati per aver esercitato il loro diritto di espressione; il potere giudiziario sembra essere garante degli abusi commessi dalle forze dell’ordine. Il processo potrà infliggere una pena a Mourtada, ma la sua storia ha permesso la creazione su Facebook di decine di account registrati con il nome del principe Moulay Rachid.

fonte http://www.ilvelino.it/

1 commento:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good