Il boom degli etnici secondo Dar El Yacout
Luigi Bolognini
"Per immaginare la visita a un paese lontano il cibo è un ottimo punto di partenza, meglio ancora se con danze e spettacoli"
"È un buon momento in città per la fusione tra diverse tradizioni anche se in testa ci sono sempre cinesi e giapponesi" Mediterraneo, terra di sapori, di colori e di sensazioni. A Milano il mare non c´è, ma la città è sempre stata considerata un punto di incontro di genti, proprio come un porto. È anche per questo, probabilmente, per questa sua apertura alle altrui mentalità e culture, che in città impazza la cucina etnica. E uno dei punti di riferimento è proprio la cucina "mediterranea - marocchina" di Dar El Yacout, il ristorante aperto nel 2004 da Antonio Moscara in via Cadore, zona Porta Vittoria.
Moscara, in un mondo ormai diventato villaggio globale grazie anche ai viaggi aerei ha ancora senso proporre cucine di altri paesi? In fondo è più facile andare sul posto.
«È vero. Ma è vero anche che non tutti si possono spostare così facilmente. Ed è vero anche che un viaggio in un posto lontano si può fare anche senza andarci fisicamente, ad esempio leggendo libri o guardando filmati. E anche mangiandone i cibi, perché no? Anche perché noi proponiamo una full immersion. Non solo cibo, ma anche altro».
In che senso?
«Dar El Yacout nasce come un laboratorio, un mix di culture e di sensazioni. Si mangia, certo, ma ci sono anche spettacoli che durano fino a notte, dalle danzatrici del ventre a un ensemble musicale che ha appena prodotto un disco, fino ai deejay che chiudono la serata. Vogliamo fare un´escursione completa nel Mediterraneo».
Una delle caratteristiche del vostro posto è proprio la fusione di culture gastronomiche simili e confinanti, quelle del bacino mediterraneo. Come mai?
«Per sottolineare le somiglianze, anzitutto. Il couscous marocchino è pressoché identico a quello siciliano, tanto per fare un esempio. Oppure possiamo pensare ai sapori agrodolci che dominano in entrambe le sponde del Mediterraneo. Ma senza dimenticare anche altri luoghi del meridione come la Puglia o la Campania. Ed è una fusion che si vede anche nell´ambiente: arredi marocchini, pareti con mosaici e pietre leccesi».
D´altronde la fusione è un po´ la tendenza generale della ristorazione etnica milanese.
«È vero, anche se la tendenza del momento in città mi sembra anzitutto quella orientale. Intendo la cucina giapponese e cinese, spesso mescolate a influssi più nostrani. In generale mi sembra un bel momento per questo tipo di gastronomia».
La prossima frontiera quale potrebbe essere?
«Io mi auguro la nostra, cioè quella che inaugureremo entro un paio di mesi: la cucina francese».
Ovvero?
«Se ci ha fatto caso, malgrado la cucina francese sia considerata una delle migliori del mondo, in Italia non esistono ristoranti che la propongano. Immagino che sia per la grande concorrenza tra la nostra tradizione e la loro: anzi, le nostre tradizioni, visto quante ne abbiamo a seconda delle zone d´Italia. Così ho deciso di tentare io. Il terzo piano di Dar El Yacout, che attualmente ospita una sala per fumatori, diventerà un ristorante a sé stante. E riservato a chi fuma. Sarà un luogo dove tentare innovazioni e sperimentazioni, seppur nel solco della tradizione transalpina. Sempre secondo la nostra tendenza: mescolare culture, idee e mentalità».
(04 marzo 2008)
Fonte http://espresso.repubblica.it/
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